La grande attenzione che l’imprenditoria italiana dedica alla tecnologia e alla digital transformation non è direttamente proporzionale ai livelli degli investimenti sul fronte dell’innovazione: perché?

Per quale motivo nonostante la maturità delle soluzioni a disposizione e il basso costo del denaro, conseguenza della politica accomodante della BCE, il “mondo del fare” non procede spedito verso gli investimenti che sarebbero necessari per affrontare le sfide di mercato, competitività ed efficienza? È possibile che aziende e imprenditori non abbiano compreso fino in fondo che questa scelta di molti tra loro, quella di restare alla finestra, potrebbe costargli molto cara? Che potrebbe portarli a scomparire o ad essere cannibalizzati?

Proviamo ad immaginare che cosa comportò, qualche decennio fa, l’avvento di una tecnologia ormai ampiamente metabolizzata come l’aria condizionata.

Ecco la storia di Giovanni e Luisa.

Il signor Giovanni, nel 1984, vendeva abbigliamento in un piccolo negozio nel centro della sua città. Un bel giorno, un rappresentante di condizionatori di una nota azienda lo andò a trovare per presentargli il progetto di climatizzazione del suo locale. L’investimento era importante e avrebbe richiesto un prestito bancario, ma il rappresentante gli dimostrò con i numeri che l’incremento delle vendite lo avrebbe portato a recuperare la spesa in poco tempo: grazie ad un ambiente a temperatura costante nelle stagioni, infatti, avrebbe potuto vendere la sua merce in egual misura tutto l’anno, anche quando fuori ci fossero stati 30 e più gradi di calore. Giovanni rispose al rappresentate che non aveva intenzione di farsi spiegare come incrementare i suoi affari da un venditore di climatizzatori: bastavano le sue offerte stagionali e le sue capacità commerciali. Detto ciò, lo liquidò.

Qualche giorno dopo, il rappresentante andò a far visita ad un concorrente del sig. Giovanni a pochi isolati di distanza da lui. La signora Luisa ascoltò con attenzione le sue parole e rimase molto colpita da come una tecnologia che poco aveva a che fare con le camicie che vendeva potesse influenzare così tanto i suoi affari. Non ci dormì due notti ma, alla fine, riponendo fiducia nelle sue capacità di visione e nell’azienda che il venditore rappresentava, decise di rivolgersi alla sua banca per un prestito e fare l’investimento. L’estate che arrivò dopo non fu né più calda né meno calda delle precedenti ma i clienti, quando fuori c’erano 30 gradi, entravano più volentieri da lei che dal sig. Giovanni.

Nel giro di due anni Luisa vide crescere i suoi affari del 30%, recuperando in poco tempo i soldi investiti in innovazione del suo negozio. Il sig. Giovanni, invece, ebbe un forte calo delle vendite: pochi, dopo aver provato il confort dell’aria condizionata, erano ancora disposti ad acquistare da lui nei periodi più caldi. Il sig. Giovanni decise, così, di correre ai ripari e realizzare anche lui un impianto di climatizzazione. Scelse un’azienda ed un progetto meno costosi e gli sembrò sufficiente installare delle pale a soffitto.

La tecnologia si rivelò poco efficace nel contrastare il calo delle vendite e il peso dell’investimento, seppur ridotto rispetto a quello della sig.ra Luisa, fece fallire Giovanni in poco tempo.

Qual è la morale di questa storia e quanto ha che fare con le condizioni in cui versano oggi gli investimenti in innovazione nel nostro Paese? Il mondo cambia e lo fa anche sempre più rapidamente. Investire in tecnologia non è una moda ma l’unica strada per restare competitivi e crescere negli affari. Tutti i partner innovatori sono uguali? Evidentemente no: non basta innovare, occorre scegliere anche gli innovatori in base alla loro visione sul futuro, alla loro credibilità, etica e autorevolezza.

Riavvolgiamo il nastro e torniamo alle domande iniziali: oggi viviamo un momento storico di grande trasformazione e gli investimenti in innovazione saranno quelli che determineranno la sopravvivenza nel prossimo futuro. La grande quantità di soggetti che offrono tecnologia crea confusione e indecisione ma restare fermi ad aspettare rischia di costare caro.

L’Italia resta ampiamente al di sotto della media europea in investimenti per ricerca e innovazione, mentre altri Paesi mettono l’agenda digitale ai primi posti nel loro programma di sviluppo. Il 2017, in questo contesto, sarà un anno cruciale. Da dove cominciare? Soluzioni in cloud e analisi approfondite dei dati sono un buon punto di partenza.

Riferimenti:
#InternetDay
Fondazione Innovazione tecnologica
Istat R&I
Rapporto Ifiit